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“Come esseri umani siamo in grado di raggiungere risultati all’apparenza impossibili, in situazioni particolari. Chi guida altre persone se comprende questo, può portare il singolo a scoprire le possibilità “speciali” per allenarle ed utilizzarle.

In molte occasioni, nella vita in generale come in quella sportiva, osservando persone in situazioni limite, di grande stress, di pericolo, persone con problematiche fisiche o mentali, ci si meraviglia davanti ai grandi gesti, alle reazioni straordinarie e risultati eccellenti, che essi riescono a raggiungere, al punto da sembrare impossibili.

Queste persone non sono eccezioni e non vivono in una specie di “olimpo” irraggiungibile dagli altri, ma vengono spesso considerate “straordinarie”, come se vivessero in un altro mondo rispetto a noi.

Storicamente mitizziamo altri uomini, le loro capacità, le azioni, le gesta, lo facciamo perché abbiamo bisogno dello straordinario, di qualcosa che ci tolga dall’impotenza, ci rassicuri. In realtà operiamo una sorta di “rimozione”, senza porci domande, che potrebbero invece aiutarci a comprendere ed approfondire il “perché e come”, queste persone hanno affrontato e superato ostacoli apparentemente impossibili.

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Ci sono uomini e donne, che per una serie di combinazioni genetiche, mentali/fisiche/psicologiche, riescono a fare cose non ripetibili in modo simile da altri, ma questi difatti, se da un lato meravigliano, non stupiscono. Stupiscono invece proprio le persone a cui non riconosciamo quelle combinazioni straordinarie di capacità, anzi a volte le sottovalutiamo perché ci sembrano anche più lontani da quello che , erroneamente, consideriamo “normalità”.

I comportamenti, le azioni, i risultati, di queste persone, aiutano a porsi domande sul “perché e come”, certi comportamenti siano possibili.

Nel mio lavoro ho cercato di approfondire questo, rendendomi conto che le capacità apparentemente straordinarie, sono molto umane, possono essere portate a livello cosciente ed implementate.

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Questo ha stimolato in me il desiderio di provare a trasmettere alle persone ed alle organizzazioni con le quali lavoro, una serie di possibili strumenti per acquisire queste competenze “umane”. Inizialmente questo richiede impegno, perché occorre mettersi in discussione con umiltà e consapevolezza, creando la base per riconoscere ed allenare le qualità apparentemente straordinarie che abbiamo.

E’ riduttivo e semplicistico descrivere un metodo generale per arrivare alla consapevolezza, perché ciascuna persona ha un suo modo, i suoi filtri di interpretazione di sé e della realtà, ma porgo qui un suggerimento a chi nella vita, in ambito lavorativo o sportivo, intende provare ad individuare ed implementare queste capacità umane.

L’errore comune che molti fanno è pensare che usare queste qualità “sempre”, sia il modo migliore di ottenere risultati, in qualsiasi situazione e momento. Non è così a mio avviso, ciò non è possibile, anzi risulta deleterio a lungo andare per l’ottenimento di grandi risultati. Non si vincono le gare automobilistiche correndo sempre al massimo del regime possibile. Spesso accade che ci si possa illudere ad inizio gara di poter vincere, ma non è così, l’auto si danneggia, si usura e non arriva a fine gara.

L’esperienza, ha mostrato che una volta stimolato una persona a “sentire” ed implementare queste capacità, occorre trasmettere l’idea di utilizzarle al momento opportuno, come un “overboost”, una “super concentrazione” nei momenti davvero importanti.

Questo significa che qualsiasi attività, per essere svolta al meglio deve innanzitutto basarsi sulle capacità e competenze acquisite con grande impegno e dedizione, attraverso le esperienze, la formazione, il lavoro, lo studio l’allenamento sportivo.

Questo strato di competenze, capacità ed energie, allenato al meglio, è quello che tutti i giorni occorre utilizzare, per fare bene la propria attività, ci consente di affrontare le difficoltà nel lavoro e nello sport, in modo ottimale, utilizzando anche a diverse gradazioni e livelli le nostre energie.

Nei momenti “speciali” invece occorre mettere in campo la “riserva di energia, la speciale concentrazione, la determimazione estrema“, quello che possiamo definire un “overboost umano”, quello che in alcune persone vediamo in azione quando ci stupiscono.

E’ molto importante avere la “consapevolezza” di questa “riserva speciale”, perché oltre a darci la possibilità di superare momenti, situazioni, ostacoli, apparentemente impossibili, produce su di noi, un effetto formidabile influenzando in modo automatico, “Autostima e flow”. La consapevolezza di avere una “eccezionale riserva” di energia, imparando ad utilizzarla nelle occasioni giuste, funziona come una “endorfina”, permettendoci, prima ancora di risolvere i problemi straordinari, di ottimizzare tutte le capacità e competenze che utilizziamo, rafforzando la nostra motivazione.

Avendo esperienza diretta anche di basket, ho osservato che gli allenatori, a volte, per raggiungere i risultati, tendono ad esasperare lo sforzo fisico e mentale, pensando di vincere le gare, richiedendo agli atleti costantemente la “profusione straordinaria di energie”. È un illusione pensare che le energie siano infinite e spesso succede che questo sistema non porti ai risultati attesi, oppure che non si arrivi mai fino in fondo alla gara o al campionato.

L’allenatore, a mio avviso, per essere davvero incisivo, deve tenere conto di quanto sopra scritto, allenando nel migliore dei modi gli atleti e la squadra, preparando meticolosamente ogni aspetto, per poter affrontare al meglio possibile ogni gara, ma non chiedendo di attingere continuamente alla “riserva speciale” di energia psico/fisica/mentale di atleti e squadra, rischiando seriamente di non arrivare mai al traguardo.

Certo non è cosa semplice per un allenatore, come per un manager o un imprenditore, avere le competenze ed il tempo per “lavorare” su queste qualità. Tuttavia però se non ha nello staff qualcuno che abbia competenze ed esperienza che lo collabori nella conduzione, nell’allenamento mentale delle persone, deve implementare le sue conoscenze e competenze “soft”, ottimizzando, se possibile, la gestione del suo tempo, dedicandosi oltre che alle necessarie relazioni interne ed esterne, al miglioramento mentale del singolo e del team

Quanto scritto sopra, con le opportune differenziazioni, è valido anche per coloro che in azienda guidano persone, team e progetti. Anzi proprio l’esperienza nelle aziende mi ha portato a comprendere che la consapevolezza di potercela fare, attingendo quando necessario ad una sorta di “overboost umano” di energia, può portare a risultati inattesi.

Un suggerimento a tutti coloro che guidano persone che non hanno molte competenze specifiche di ” allenamento mentale”: potrebbe essere utile fare un percorso personale nella scoperta delle proprie “capacità speciali”, abituandosi ad utilizzarle nei momenti “topici” di una gara o di un campionato, quando in azienda occorre superare un conflitto, consegnare un lavoro straordinario, prendere una commessa importantissima.

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Questa esperienza personale vi permetterà poi di stimolare i vostri collaboratori, atleti, i membri del vostro team, a individuare ed utilizzare bene le loro energie speciali. Vi consentirà anche di trasmettere l’idea che se tutti possono attingere al proprio “overboost”, si riesce “assieme” a moltiplicare le energie complessive di tutto il team che diventa esponenzialmente più potente, nei momenti “clou”, quando occorre chiudere o recuperare una partita, affrontare partite più difficili o più importanti di altre, quando occorre gestire una situazione di emergenza economica, sopperire alla mancanza di un collega, operare un cambio di strategia aziendale etc…

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